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Donazione al Comune di Giugliano

Donazione al Comune di Giugliano

Bassorilievi simbolo di Giugliano in Campania

 

L’opera riproduce i tre bassorilievi trafugati dalla facciata del Campanile di Santa Sofia, da sempre simbolo identitario della città di Giugliano. Le raffigurazioni, disposte su una raffinata tavola di mogano con cornice dorata, restituiscono forza e dignità a un patrimonio perduto ma mai dimenticato.

La realizzazione è stata resa possibile grazie ai calchi originali donati all’Associazione dal Maestro Costantino Scotti, scultore e pittore napoletano di grande rilievo, giuglianese d’adozione dal 2005 fino alla sua scomparsa nel 2008. Scotti aveva creato questi calchi come studio preparatorio per i tre bassorilievi in bronzo, successivamente donati al Comune di Giugliano e oggi collocati nell’androne della Casa Comunale. Le opere in bronzo riproducono fedelmente, in grandezza originale, i bassorilievi marmorei sottratti anni fa dal fianco della chiesa di Santa Sofia.

Il profondo legame tra la città e questi bassorilievi è raccontato con grande intensità da don Agostino Basile nelle sue Memorie Istoriche della terra di Giugliano, di cui si propone uno stralcio a testimonianza di quanto queste opere siano care alla memoria collettiva dei giuglianesi

 

 

 

 

 

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progetti e iniziative

Premiazione VI edizione premio culturart “Frammenti di città colorata”

Alla presenza dell’Assessore alla Cultura, d.ssa Miriam Marino, dell’Assessore alle Politiche Sociali, dott. Gennaro D’Orta, e del Direttore della Biblioteca Comunale, dott. Emanuele Coppola, questa mattina, nella Sala Teatro della Biblioteca Comunale di Giugliano, si è svolta la cerimonia di premiazione dei vincitori della sesta edizione del Premio CulturArt “Frammenti di Città Colorata”.

Alla manifestazione hanno partecipato otto scuole della provincia di Napoli, che hanno presentato manufatti ceramici realizzati dagli alunni, sotto la supervisione dei docenti.

A tutti i partecipanti — alunni e docenti — è stata consegnata una pergamena attestante la partecipazione. Solo tre scuole, tuttavia, si sono aggiudicate i premi in palio, consistenti in buoni per l’acquisto di materiale didattico, secondo il seguente ordine:

  • 1° Premio“Ada Negri” di Villaricca
  • 2° Premio“R. Levi Montalcini” di Afragola
  • 3° Premio“Carducci – King” di Casoria
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Il Parco Archeologico di Liternum: la terra di Scipione e i luoghi del mito ieri e oggi

Quella di andare alla ricerca delle proprie origini, della propria storia, è una caratteristica che vi è praticamente da sempre nelle comunità umane che raggiungono un certo grado di sviluppo.

A un certo punto l’uomo si interroga sulle proprie origini: “chi sono?” “da dove vengo?”. Già Erodoto, primo storico della letteratura occidentale, nell’antica Grecia andava alla ricerca di testimonianze, interrogava personalmente gli abitanti di quel luogo, si affidava al “sentito dire” o a prove fisiche come un tempio,  un santuario,  un monumento o qualsiasi altra traccia fisica, in un’epoca in cui le fonti scritte erano scarse e, difatti, le sue Storie si intrecciano tra realtà e mito. Tutto ciò doveva essere anche nella sensibilità dei Giuglianesi di tanti secoli fa, pur non conoscendo Erodoto, se essi si presero la briga,  con gli scarsi mezzi dell’epoca,  di trasportare  dall’antica Liternum a quello che era il piccolo villaggio dell’antica Giugliano, i rocchi di colonna del Capitolium  di Liternum e inglobarli nel campanile della chiesa di sant’Anna, probabilmente la più antica della Città e attorno a cui si sviluppò l’abitato urbano, piuttosto che riutilizzarli come materiale da costruzione ( cosa usuale nella tarda antichità).

Ciò per lasciare a perpetua memoria la loro origine,  cosa che con i Longobardi e, successivamente, con la venuta dei profughi da Cuma, darà origine al mito della “Cumana Posteritas”.

La storia di Liternum è però una storia che viene da lontano e che si intreccia con le vicende storiche di uno dei più famosi personaggi di Roma antica: Scipione, detto “l’Africano” , grande condottiero e vincitore su Annibale, uno tra i più agguerriti nemici di Roma e,  nell’immaginario collettivo,  secondo solo ad Alessandro Magno. L’area era già abitata da popolazioni Osche e tra il 192 e il 194 a.C.  i suoi terreni furono affidati ad alcuni veterani della seconda Guerra Punica guidati dallo stesso Scipione. Questo territorio sarà un vero e proprio crocevia con l’attraversamento della Domiziana tra I e II secolo d.C. da Sinuessa fino a Puteoli e la stessa Consolare Campana che proprio a Puteoli terminava e incrociava in queste zone la via Antiqua che da Atella conduceva a Liternum. L’abitato avrà poi il massimo sviluppo nell’età Imperiale e verrà amplia to con un complesso termale, una basilica  e un teatro, per divenire poi prefettura.

Con la tarda antichità, tra V e VI sec. d.C.,  inizia la fase di declino. Complici l’impaludamento delle zone e,  successivamente,  l’invasione di Genserico,  che saccheggia e manda in rovina la città, i Liternini decidono di spostarsi nell’entroterra alla volta dei villaggi dell’interno, tra cui quello  di Iullanum. Liternum viene così lasciata al suo destino e diviene in breve tempo preda di sterpaglie e umidità, per essere a poco a poco dimenticata. A parte sparuti ritrovamenti nel XV e XVI sec., una vera e propria campagna di scavo ha inizio negli anni ’30 con gli archeologi Chianese e Maiuri, che ricostruiscono in anastilosi (ovvero un restauro che mette in evidenza parti originali e integrazioni) la celebre colonna. Il tutto però ritorna, in breve, preda dell’incuria e dell’indifferenza generale. Negli anni successivi vi sarà un’edificazione incontrollata tutt’intorno all a zona, fino alla costruzione del villaggio olimpico per i giochi del Mediterraneo a pochi metri dalla zona del Foro. Col 2009 è istituito il Parco archeologico e vengono portati alla luce le terme e vari ambienti circostanti, per tornare, poi, nell’abbandonato nel 2014, per mancanza di fondi per la gestione. Vari sono stati i Fondi Europei stanziati, col POR 2000/2006 e successivamente 2007/2013, alcuni dei quali non spesi per intero; ma ciò non è servito a rilanciare la terra del volontario esilio di Scipione, sebbene ad oggi quest’area sia stata all’attenzione anche di varie interrogazioni parlamentari e di varie università, anche estere, interessate a campagne di studio e scavo e alcuni restauri si accingono ad essere effettuati nelle zone più a rischio. La situazione, dato anche il continuo tira e molla di competenze tra Comune, Regione e Città Metropolitana (ex provincia), sembra essere ad un nodo Gordiano.

Nonostante l’abbandono e l’indifferenza,  chi si accosta a questi luoghi può ancora sentire l’eco della storia e della passata grandezza. Sono luoghi pervasi di fascino e di mistero che nei secoli hanno spesso suscitato la curiosità di intellettuali e cultori, fin dall’antichità. Già autori come Plinio, Cassio Dione, Livio, Strabone ci parlano del sepolcro di Scipione; Seneca nelle sue lettere a Lucilio ci descrive la villa del grande generale come costruita “con massi quadrati, il muro che delimita il bosco, le torri edificate a difesa della casa sui due lati, la cisterna nascosta da fabbricati e piante, che potrebbe bastare al fabbisogno di un esercito, il bagno angusto e buio secondo le abitudini antiche […]” (Seneca ep. 86 libro XI), essa sorgeva,  probabilmente, nella zona dell’attuale Torre Patria, costruita, secondo la tradizione, proprio coi resti della villa del generale. Nonostante tutto ciò, questo celebre sepolcro rimane ancora avvolto nella leggenda. Valerio Massimo ci ha tramandato l’epitaffio che il condottiero volle sulla sua tomba “ingrata Patria ne quidem ossa mea habebis” (“ingrata patria non avrai mai le mie ossa)  che, sempre stando alla leggenda, una volta consuntosi rimase leggibile solo nella parte “patria”, per dare così il nome al lago costiero. Seneca osservò acutamente che proprio questo “suo amor di patria fu più forte quando la lasciò che quando la difese” dato che, sempre narrandoci i fatti dell’epoca, l’Africano così ebbe a dire “Sono stato l’artefice della tua libertà, ne sarò anche la prova: me ne vado, se la mia autorità è cresciuta più di quanto ti è utile” (lettere a Lucilio 86 XI). Ebbene, in queste parole sembra di sentire l’eco della passata grandezza di questi luoghi, il fascino e il mistero che secoli di storia portano con sé. Non sappiamo se questi luoghi furono prima la “Literna Palus” di cui parla Stazio e successivamente il “balneum Veneris”, ambito luogo di villeggiatura, che si legge su un’iscrizione dell’epoca e cosa accadde in seguito, nel tardo Impero. Certo è che Liternum fu un centro nevralgico nella “Campania Felix” dell’epoca; un luogo ricco di scambi e traffici, arte, cultura e religione. Uno dei luoghi del mito per noi contemporanei.

 

 

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progetti e iniziative

Sosta a Puscinelle

Puscinelle: un tesoro antico riportato alla luce

Il progetto di recupero delle Puscinelle ha rappresentato un vero atto di restituzione alla comunità giuglianese. Ciò che per anni era rimasto in ombra, oggi torna a raccontare pagine antiche di storia e civiltà, trasformandosi in uno spazio aperto alla conoscenza e alla riflessione.

Una testimonianza dell’antichità lungo la Via Campana

Le Puscinelle si trovano nella località di San Cesareo, nei pressi dell’abitato storico di Giugliano in Campania, lungo un tracciato che gli studiosi individuano come sopravvivenza dell’antica Via Consolare Campana, l’importante strada romana che collegava Puteoli (l’attuale Pozzuoli) a Capua, fungendo da arteria vitale per i traffici, le comunicazioni e gli scambi culturali nell’Italia antica. La Rampa

Il sito era costituito da tre grandi serbatoi per la raccolta dell’acqua, costruiti con tecniche murarie tipiche dell’antichità romana, come l’opus reticulatum e laterizi, che indicano una possibile datazione tra il I secolo a.C. e il I secolo d.C. La Rampa Questi serbatoi non servivano solo alla raccolta dell’acqua piovana, ma erano probabilmente punti di sosta e rifornimento per chi percorreva la via, inseriti in un contesto rurale in cui si sviluppavano piccoli insediamenti, necropoli e testimonianze di vita quotidiana dell’epoca. giugliano4.publisys.it

Dal degrado alla valorizzazione

Nel corso del tempo, però, l’area delle Puscinelle era caduta nell’incuria, tanto che molti cittadini ignoravano persino l’esistenza di questi resti archeologici di grande valore storico. Internapoli.it Il progetto di recupero ha restituito all’area dignità e visibilità, attraverso interventi di pulizia, sistemazione e valorizzazione, permettendo oggi di percorrere uno spazio che un tempo fu tappa di viaggiatori, commercianti e legioni.

Un luogo che parla alla comunità

Le Puscinelle non sono solo un sito archeologico: sono segni di un passato vivo, capaci di farci comprendere il ruolo chiave del territorio giuglianese nel sistema stradale e insediativo dell’antichità. Attraverso la cura e il restauro, ciò che era stato dimenticato è diventato un luogo di scoperta, bellezza e identità, dove la storia continua a ispirare chiunque si avvicini.

Il progetto rappresenta un ponte tra le generazioni: offre ai cittadini — e in particolare ai giovani — l’opportunità di riscoprire la propria eredità culturale e di guardare al futuro con una consapevolezza radicata nel passato.

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Piatti in maiolica: cortili, vicoli e chiese di Giugliano sulla tavola dell’arte

Nato dalla fusione tra arte, memoria e artigianato, il progetto dei piatti in maiolica porta sulle nostre tavole scorci di città: cortili illuminati dalla luce mediterranea, vicoli che raccontano storie di vita quotidiana e facciate di chiese che custodiscono fede e memoria. Le immagini riprodotte sono tratte da acquerelli del prof. Rescigno, che ha gentilmente autorizzato la riproduzione per sostenere l’iniziativa.

Ogni piatto è realizzato a mano secondo la più autentica tradizione della maiolica campana: impasti selezionati, smalti applicati manualmente, e cotture sapienti che fissano i colori e donano alla superficie un carattere luminoso e resistente. La scelta della maiolica non è casuale: la Campania vanta una pluricentenaria storia ceramica, fatta di laboratori artigiani e centri di eccellenza (da Vietri a piccole manifatture storiche), che hanno mantenuto vive tecniche e decori trasmessi di generazione in generazione.

La collaborazione con il prof. Rescigno dà al progetto una forte impronta culturale. L’autore degli acquerelli — figura nota nel contesto culturale locale e impegnata nello studio e nella valorizzazione del patrimonio — ha messo a disposizione le proprie opere come fonte d’ispirazione e come ponte tra pittura e ceramica, permettendo così di trasformare immagini delicate in oggetti d’arte da usare e collezionare. (Informazioni sul prof. Rescigno: profilo accademico e ambiti di ricerca).

La produzione si svolge all’interno di un laboratorio artigianale che unisce sensibilità artistica e rigore tecnico: ogni decoro è applicato da mani esperte, spesso con pennelli sottili e passaggi sovrapposti che richiamano la tecnica dell’acquarello originale; la successiva vetrificazione esalta le tonalità e garantisce durata nel tempo. La serie di piatti è pensata non solo come oggetto di pregio, ma come strumento di sostegno: il ricavato delle vendite è infatti destinato al finanziamento dei progetti di valorizzazione del territorio promossi dall’Associazione, rafforzando il legame tra tutela del patrimonio e pratiche creative contemporanee.

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Rinascita delle edicole votive

Il restauro delle edicole votive: custodire la fede, proteggere la memoria

Sul territorio di Giugliano si è svolta un’importante operazione di restauro delle edicole votive, piccoli ma preziosi segni di devozione popolare che da secoli punteggiano strade, vicoli e cortili, accompagnando la vita quotidiana della comunità.

Le edicole votive non sono solo manufatti artistici: sono luoghi dell’anima, testimonianze silenziose di fede, protezione e gratitudine. Davanti a esse si sono fermate generazioni di cittadini per una preghiera, una candela accesa, un gesto semplice carico di significato. Il tempo, l’incuria e gli agenti atmosferici avevano però compromesso molte di queste testimonianze, mettendone a rischio la conservazione.

L’intervento di restauro è nato con l’obiettivo di restituire dignità e leggibilità a questi simboli, rispettandone l’identità originaria e il valore affettivo per la comunità. Le operazioni hanno riguardato il recupero delle strutture murarie, la pulizia e il consolidamento delle superfici, il restauro delle immagini sacre e la protezione dei materiali, sempre con un approccio attento e rispettoso della storia di ogni edicola.

Questo progetto ha voluto riaffermare un principio fondamentale: la tutela del patrimonio non riguarda solo i grandi monumenti, ma anche quei segni minuti e diffusi che raccontano la storia quotidiana di un territorio. Le edicole votive rappresentano un legame profondo tra spazio urbano, spiritualità e identità collettiva, e il loro recupero contribuisce a rafforzare il senso di appartenenza e di cura condivisa.

Oggi, grazie a questo intervento, le edicole votive tornano a essere punti di riferimento visivi e simbolici, luoghi che invitano alla sosta, alla memoria e alla riflessione. Un patrimonio restituito alla comunità, affinché continui a vivere, a parlare e a trasmettere valori alle generazioni future.

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Premio Culturart

Frammenti di Città Colorata

Un progetto che trasforma l’arte in strumento educativo, stimolando nei ragazzi la conoscenza delle proprie radici e la capacità di raccontare la città attraverso forme, colori e materia.

L’Associazione Culturart, con il patrocinio del Comune di Giugliano, promuove da anni il dialogo tra scuola, territorio e creatività.
Con l’obiettivo di rafforzare la collaborazione didattica con gli istituti scolastici locali e di avvicinare i giovani al mondo della ceramica artistica del territorio, l’Associazione indice ogni anno il Concorso Premio Culturart – Frammenti di Città Colorata, giunto ormai alla sua VI edizione.

Premio Culturart 2018

La cerimonia di premiazione della sesta edizione si è svolta il 29 maggio 2018, nella sala teatro della Biblioteca Comunale di Giugliano, alla presenza delle istituzioni e del mondo culturale cittadino.

Hanno partecipato all’evento:

  • l’Assessore alla Cultura, dott.ssa Miriam Marino
  • l’Assessore alle Politiche Sociali, dott. Gennaro D’Orta
  • il Direttore della Biblioteca Comunale, dott. Emmanuele Coppola

Alla manifestazione hanno preso parte otto scuole della provincia di Napoli, presentando manufatti ceramici realizzati dagli alunni, con la guida e il supporto dei docenti. Ogni opera ha rappresentato un frammento di città, interpretato con lo sguardo autentico e creativo dei giovani partecipanti.

A tutti gli alunni e ai docenti è stata consegnata una pergamena di partecipazione, mentre tre istituti si sono aggiudicati i premi principali, consistenti in buoni per l’acquisto di materiale didattico:

  • 1° premio – I.C. “Ada Negri” di Villaricca
  • 2° premio – I.C. “Rita Levi Montalcini” di Afragola
  • 3° premio – I.C. “Carducci – King” di Casoria

Un momento di festa, condivisione e riconoscimento del valore educativo dell’arte, che ha confermato il ruolo del Premio Culturart come spazio di crescita, confronto e valorizzazione dei giovani talenti.